Il
Mozambico è uno dei paesi più poveri
del mondo. Oltre il 55% della popolazione, che continua a crescere a tassi
molto elevati[1],
vive al di sotto della soglia della povertà. Il consistente sviluppo economico
registrato dall’inizio del millennio ha inciso solo in misura molto modesta sul
miglioramento delle condizioni di vita[2],
essendo l’economia prevalentemente basata sull’agricoltura le cui tecniche
produttive rimangono legate alla tradizione.
Se
già queste poche informazioni dipingono una situazione non molto rosea, dallo scorso anno il paese conosce un periodo ancora
più difficile sotto il profilo politico, economico e finanziario.
Il FRELIMO (Fronte per
la liberazione del Mozambico) al potere fin dall’indipendenza nel 1975, nelle
ultime elezioni (ottobre 2014), pur
rimanendo il primo partito, ha perso 47 seggi (su 250) a favore della RENAMO
(Resistenza Nazionale Mozambicana) e del MDM (Movimento democratico del
Mozambico), costola della RENAMO nato nel 2009. Essendo, tuttavia, emerse molte irregolarità, i risultati delle elezioni non sono stati
accettati dalla RENAMO.
I negoziati fra le due parti si sono trascinati per l’intero 2015 senza risultati concreti in un contesto di crisi economica e finanziaria (rallentamento della crescita, svalutazione della moneta e conseguente rialzo dell’inflazione, crisi del debito). All’inizio di quest’anno il dialogo si è addirittura interrotto, fatto che ha portato ad una ripresa degli scontri armati e delle azioni di guerriglia, concentrati soprattutto nelle province di Sofala, Zambezia, Tete e Manica. Solo in giugno, sono emersi alcuni spiragli di una possibile riapertura delle negoziazioni fra le due parti con l’intervento di mediatori, ma a tutt’oggi l’accordo sembra molto lontano.
I negoziati fra le due parti si sono trascinati per l’intero 2015 senza risultati concreti in un contesto di crisi economica e finanziaria (rallentamento della crescita, svalutazione della moneta e conseguente rialzo dell’inflazione, crisi del debito). All’inizio di quest’anno il dialogo si è addirittura interrotto, fatto che ha portato ad una ripresa degli scontri armati e delle azioni di guerriglia, concentrati soprattutto nelle province di Sofala, Zambezia, Tete e Manica. Solo in giugno, sono emersi alcuni spiragli di una possibile riapertura delle negoziazioni fra le due parti con l’intervento di mediatori, ma a tutt’oggi l’accordo sembra molto lontano.

Sotto il profilo
economico-finanziario le difficoltà mozambicane sono divenute più evidenti
dalla fine del 2015. Dopo aver
conosciuto, per diversi anni un incremento del PIL reale tra i più elevati del
continente africano (7% l’anno tra il 2000 e il 2015), sulla base delle stime
più recenti la crescita raggiungerà, nelle migliori delle ipotesi, il 3-4% nel
2016. A determinare questo forte
rallentamento avrebbero concorso il netto contenimento della spesa
pubblica, la siccità, in alcune zone, e
le inondazioni in altre, il crollo degli investimenti diretti anche in
considerazione della forte crisi debitoria generata oltre che dalla controversa
operazione EMATUM[3]
dagli ingenti debiti contratti, nel 2013, dal Governo sui mercati internazionali per l’acquisto di
forniture militari.
L’economia è
tuttora prevalentemente basata sui settori primari, agricoltura e sfruttamento
delle risorse minerarie, peraltro, quest’ultimo, limitato dalle scarse
infrastrutture.
L’agricoltura
che, come stabilisce la Costituzione, è la base dello sviluppo nazionale,
rappresenta circa il 20% del PIL, occupando il 75% della popolazione; ha una
connotazione più di sostentamento che commerciale e soprattutto si basa ancora,
come detto, su tecniche primitive, legate alla tradizione e scarsamente
meccanizzate. E’ condotta da piccoli imprenditori che coltivano piccoli
appezzamenti di terreno (in media meno di 1,5 ettari) in prevalenza per
soddisfare i bisogni della famiglia. Benché tra gli obiettivi primari del
governo, come sostenuto dal ministro dell’agricoltura in occasione dell’EXPO
2015, ci sia la lotta alla malnutrizione, l’industria agroalimentare è poco
sviluppata e la stessa orticoltura copre solo il 5% delle coltivazioni. Il
Governo, con l’obiettivo di migliorare la situazione, ha predisposto, nel corso
degli ultimi anni, diversi programmi pluriennali, creando tra l’altro alcune –
cosiddette - Zone Economiche Speciali (ZEE)[4],
puntando alla meccanizzazione e, soprattutto, alla costruzione di dighe per
l’irrigazione. Il problema dell’acqua, infatti, (e dell’elettricità) è molto
pressante. Il Mozambico ha uno dei livelli più bassi di consumo d’acqua su
scala mondiale.
Il forte deprezzamento della moneta
(metical) e la scarsità di prodotti si traducono in continui aumenti dei prezzi.
Il metical evidenzia, dal novembre dello scorso anno, una progressiva
svalutazione, nettamente accentuatasi dall’inizio 2016: nell’arco dei primi nove
mesi ha, infatti, perso oltre il 40% del suo valore sia rispetto al dollaro
(che resta comunque la valuta più desiderata), sia rispetto all’euro, passando rispettivamente dai 45 agli attuali 77
metical per $ e dai 49 agli oltre 86 metical per €. L’indice dei prezzi al consumo, il cui aumento
già aveva superato l’11% nel dicembre dello scorso anno, ha sfiorato in agosto, un rialzo di circa il
22% rispetto a dodici mesi prima.
L’operosità e
produttività del Centro O Viveiro di Chitima riflette i due aspetti del quadro
politico-economico sopra descritto. Le notizie positive sono 1) la buona
performance scolastica delle ragazze ospiti del Centro, in particolare di
quelle che sono vicine al compimento del percorso formativo; 2) l’arrivo di un trattore corredato di
carrello, aratro e frangizolle che, “meccanizza”, in linea con i programmi
governativi, la produzione agricola; 3) l’avvio, con professori e tecnici della
Pontificia Università Cattolica del Cile, di un programma per la produzione di
carne caprina secca con l’obiettivo di contrastare il problema della
malnutrizione, conservando un prodotto in modo sicuro e duraturo; 4) il
rilancio dell’orto con una produzione abbondante di pomodori e ortaggi vari; 5)
il buon andamento del “ristorante” gestito da Liliana.
Le notizie meno
favorevoli sono legate alle conseguenze delle difficoltà politiche, economiche
e finanziarie: 1) la mancanza di materia prima dovuta alla siccità ha
determinato una ridotta attività, per
non dire totale blocco, del mulino; 2) la pericolosità delle strade e l’onerosità
degli approvvigionamenti di fibra, proveniente prevalentemente dal Malawi, hanno
paralizzato la produzione artigianale di Rosa; 3) la carenza dell'acqua, per
ovviare la quale non si è ancora trovato il modo di desalinizzare quella abbondante
dell’ultimo pozzo, ha rallentato, per diversi mesi, la produzione dell’orto
che, al momento e finché ci sarà, è irrigato con l’acqua del fiume ...
a cura di Margherita
[1]
Sulla base delle statistiche delle Nazioni Unite tra il 2000 e il 2015 la
popolazione è cresciuta del 20% a livello mondiale, di oltre il 45% in Africa e
di oltre il 53% nel solo Mozambico (di poco più dell’1% in Italia).
[2]
Per un’analisi dettagliata si segnala l’articolo del Prof. Giovanni Galizzi,
“Migranti, povertà, cambiamento climatico ed esplosione demografica dell’Africa
Sub-Sahariana”.
[3]
Società di proprietà di diversi
enti pubblici che avrebbe avuto
finanziamenti piuttosto consistenti per l’acquisto di una flotta – sovradimensionata - di
navi da pesca sulla base di previsioni palesemente irrealistiche e, forse, anche appositamente
falsificate.
[4]
Al momento l’unica Zona Economica Speciale operativa è quella della Valle dello Zambesi
che comprende anche tutta la provincia di Tete. Le ZEE godono di alcuni
vantaggi tra i quali l’esenzione da imposizioni doganali e fiscali come abbiamo
potuto constatare in occasione degli acquisti dell’attrezzatura agricola: solo
il carrello è stato, infatti, assoggettato all’IVA nella misura del 17%.
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